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In Italia sono spuntati più di 2.800 siti che sfruttano il coronavirus per attacchi malware

In Italia sono spuntati più di 2.800 siti che sfruttano il coronavirus per attacchi malware
Scritto da gestore

In Italia sono spuntati più di 2.800 siti che sfruttano il coronavirus per attacchi malware
L’Italia ĆØ il secondo paese al mondo dopo gli Stati Uniti per numero di portali creati ad hoc per ingannare gli utenti e infettarne i dispositivi
Cybersecurity (Getty Images)
L’ItaliaĀ ĆØ al secondo posto tra i Paesi che durante la pandemia hanno registrato ilĀ più alto numero di nomi di domini internet dannosiĀ con parole chiave legate alĀ coronavirus.

Secondo i ricercatori dellaĀ Unit42, la squadra di analisi delle minacceĀ  della societĆ  di cybersecurity Palo Alto Networks, nelle settimane intercorse tra il 9 marzo e il 26 aprile 2020, sono stati creati in mediaĀ 1.767 nuovi domini malevoliĀ legati alĀ Covid-19 ogni giorno. DegliĀ 1,2 milioniĀ di nuovi domini, più diĀ 86milaĀ sono stati classificati come ā€œad alto rischioā€ o ā€œdannosiā€. Questa definizione identifica quei siti internet che potenzialmente esporrebbero gli utenti che li visitano a infezioni daĀ malware, tentativi diĀ phishingĀ o di attacchiĀ command&controlĀ (c2).

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mappa dell’ubicazione dell’origine dei domini dannosi osservati da Palo Alto Networks
Il paese che ha fatto registrare il più alto numero di domini dannosi sono gliĀ Stati UnitiĀ con oltreĀ 29mila nuovi siti. Al secondo posto l’Italia con 2.877 risultatiĀ seguita dalla Germania (2.564) e dalla Russia (2.456).

I nomi dei siti internet analizzati dai ricercatori fanno parte di un set di dati che tiene traccia di quelli che contengonoĀ parole chiave correlate al Covid-19, tra cui ā€œcoronavā€, ā€œcovidā€, ā€œncovā€, ā€œpandemicā€, ā€œvaccineā€ e ā€œvirusā€.

Tre tipi di attivitĆ  dannose identificati dal filtro Url di Palo Alto Network
Secondo gli esperti di Palo Alto Networks, la maggior parte di questi nuovi siti internet ad alto rischio esporrebbero gli utenti a un’infezione da malwareĀ (79,8%) mentre una più piccola parte sarebbero stati creati per ingannare le vittime con la tecnica del phishing (20%) al fine di sottrarre dati preziosi. Solamente lo 0,2% dei domini dannosi analizzati avrebbe la funzione di comando e controllo, una tecnica spesso utilizzata dagli aggressori perĀ conservare le comunicazioni con i sistemi compromessiĀ all’interno di una rete dopo che un virus informatico vi ĆØ stato scaricato.

Un altro dato interessante emerso dall’analisi riguarda l’ubicazione dei siti malevoli nel web. Secondo i ricercatori sono oltre 56mila i nomi di dominioĀ ospitati su uno dei quattro principali servizi cloudĀ (estranei alla vicenda). Circa il 70% si appoggiano alla nuvola di Amazon Web Services, il 24,6% sfrutta i servizi di Google Cloud Platform mentre su Azure (5,3%) e Alibaba (meno dell’1%) si appoggiano i restanti domini.

In Italia sono spuntati più di 2.800 siti che sfruttano il coronavirus per attacchi malware

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