Esempi di offese sul web e frasi diffamatorie sanzionabili
Scopri quando le offese sui social sono o non sono perseguibili
Molti clienti si rivolgono al nostro studio per capire se un insulto ricevuto sui social sia perseguibile legalmente. Spesso ciò che viene percepito come offesa personale non rientra nel reato di diffamazione secondo la legge italiana.
In questo articolo facciamo chiarezza su cosa è realmente perseguibile, con esempi concreti.
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Le parolacce sono sempre reato?
No. Dire a qualcuno “sei un rompicoglioni” può non configurare un reato. I tribunali valutano:
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Il contesto in cui la frase è detta
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Il numero e tipo di persone presenti
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L’intenzionalità
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L’identificabilità della persona offesa, anche se non viene nominata esplicitamente
📌 Per capire se una frase può essere sanzionata, è sempre bene richiedere una valutazione gratuita e riservata da parte di esperti.
Quando un’offesa è perseguibile legalmente
È considerata diffamazione o reato:
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Usare espressioni che ledono decoro, reputazione, onore:
“sei un ladro”, “sei un infame”, “sei un raccomandato”, “sei un uomo di merda”… -
Usare maledizioni o auguri di morte/violenza:
“che tu possa morire”, “che ti vengano le emorroidi”, “che tu venga stuprata”… -
Usare minacce plausibili o intimidazioni:
“so dove abiti”, “ti faccio il culo”, “ti trovo, stai tranquillo”, “ti meriti una pallottola” -
Usare insulti sessisti o volgari:
“sei una troia”, “sei un cazzone”, “sei una stronza”, anche se rivolti a persone con una storia pubblica (es. Cass. n. 35874/2009) -
Attribuire etichette lesive:
“sei un mafioso”, “sei un pregiudicato”, “sei una puttana”, anche se la persona ha un passato giudiziario
➤ È reato anche se “Tizio ha rubato”: bisogna dire “Tizio è stato condannato per…” -
Attaccare il credo religioso, orientamento sessuale, o diffondere allusioni denigratorie
🛡️ Se hai ricevuto un messaggio offensivo via social o WhatsApp, puoi certificarlo legalmente per denunciarlo.
Le chat, i post e le email possono diventare prove valide e opponibili.
Quando non è diffamazione (ma bisogna comunque fare attenzione)
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Esprimere una critica argomentata su fatti reali
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Usare parolacce non rivolte a qualcuno: “vaffanculo”, “mi hai rotto i coglioni”, ecc., se scritte in contesti generici
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Criticare un comportamento (es. “hai fatto una cazzata”) ma non la persona in sé
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Commentare un post con linguaggio volgare senza fare nomi
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Offese reciproche: se si risponde con un insulto, si perde il diritto di denuncia
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Critiche a figure pubbliche, se fondate su fatti veri e in forma civile
❗Attenzione: se la tua reputazione è stata danneggiata da offese pubbliche, puoi richiedere un’analisi professionale della tua reputazione online
L’età minima per essere denunciati per insulti?
Dai 14 anni in su. I minori di 14 anni non sono perseguibili, ma possono comunque essere ammoniti o segnalati.
Tipologie di insulti e reati digitali
Tipo di offesa | Dove avviene | Conseguenze |
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Ingiuria | Direttamente alla persona (in chat privata, a voce) | Sanzione economica (civile) |
Diffamazione | Persona assente, in presenza di 2+ testimoni o su social/gruppi | Fino a 3 anni di reclusione |
Oltraggio | Offesa a pubblico ufficiale | Fino a 5 anni di reclusione |
Vilipendio | Insulto al presidente, alla Repubblica, o ai simboli dello Stato | Fino a 5 anni di reclusione |
⚖️ In tutti questi casi è possibile avviare un’azione formale partendo da una diffida via WhatsApp o con una certificazione forense del contenuto lesivo.
Frasi che non sono diffamatorie, ma possono sfiorare il limite
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“Hai fatto una cazzata amico mio” (detto in privato)
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“Questo locale mi ha deluso” (opinione personale)
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“Sei incompetente” (se riferito a un’azione professionale e non alla persona in toto)
Un consiglio importante
Se ricevi un’offesa pubblica, non rispondere con un’altra offesa: rispondere per le rime annulla la possibilità di agire legalmente.
Meglio mantenere il sangue freddo, raccogliere le prove e agire con i giusti strumenti.
Puoi anche richiedere una valutazione gratuita della diffamazione ricevuta compilando il nostro modulo con un click qui
Informatica in Azienda è diretta dal Dott. Emanuel Celano
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