Sicurezza informatica

Cybersecurity, è allarme gap digitale: aziende “affamate” di esperti

La sicurezza informatica risulta il settore più a rischio divario domanda-offerta di esperti, secondo Capgemini. Servono nuove assunzioni e strategie per la retention dei dipendenti in grado di aiutare le imprese ad arginare i rischi informatici e creare un vantaggio competitivo. Nel 2020 la maggior richiesta di talenti arriverà dal 72% di società contro l’attuale 68%

Cybersecurity, è allarme competenze. Emerge dal report del Digital Transformation Institute di Capgemini, secondo cui è in crescita il divario legato ai talenti nel settore che richiede nuove assunzioni e strategie per la retention dei dipendenti in grado di aiutare le aziende ad arginare i rischi informatici e creare un vantaggio competitivo. Dalla ricerca “Cybersecurity Talent: The Big Gap in Cyber Protection” emerge che il divario maggiore tra domanda e offerta interna si riscontra maggiormente proprio in questo settore.

Stando alla ricerca il 68% delle società ha riportato un’alta domanda di competenze di sicurezza informatica rispetto al 61% che invece necessita di capacità nel campo dell’innovazione e il 64% in tema di analisi. La domanda di queste capacità è stata quindi confrontata con la disponibilità di competenze elevate già presenti all’interno dell’azienda. Per la sicurezza informatica è stato riportato un divario del 25% (con il 43% di competenze di alto livello già presenti in azienda), contro un gap del 13% per gli analytics (già presenti per il 51%) e un divario del 21% per l’innovazione (già presente al 40%).

“Il divario delle competenze in ambito cybersecurity ha un reale impatto sulle aziende di tutti i settori, rendendole pericolosamente esposte ai rischi legati ai crimini informatici – dice Alessandra Miata, HR Director di Capgemini Italia -. Le aziende devono urgentemente rivedere le propria attività di recruiting e le strategie di retention per i talenti già inseriti, soprattutto se hanno intenzione di massimizzare i benefici provenienti dagli investimenti nella digital trasformation. La velocità nell’attrarrre talenti con questo tipo di competenze è un elemento chiave di successo: una ricerca di personale che dura dei mesi, e non qualche settimana, per trovare i candidati ideali non solo è fattore di inefficienza, ma può costituire un reale impoedimento nell’attrarre i talenti necessari”.

Si stima che nei prossimi 2-3 anni crescerà la domanda di talenti competenti in ambito cybersecurity. Il 72% degli intervistati si aspetta una maggiore richiesta di esperti di sicurezza informatica nel 2020, contro l’attuale 68%. Visto l’incremento degli attacchi informatici e il fatto che le società non solo hanno bisogno di proteggersi ma anche di massimizzare il vantaggio competitivo che proviene dalla digitalizzazione, il report delinea una serie di priorità da affrontare. La prima riguarda l’integrazione della sicurezza: l’azienda deve valutare il grado di integrazione della sicurezza all’interno dell’azienda. Qual è la cultura della sicurezza informatica al di fuori del team che ha responsabilità diretta per la protezione dei dati? Quanto sono esperti in materia di sicurezza gli sviluppatori di app e i network manager?

La seconda riguarda la massimizzazione del set di competenze già esistente. Le aziende che hanno difficoltà a trovare dei possibili candidati all’esterno potrebbero scoprire che al loro interno sono già presenti dei candidati con una buona base di partenza sulla quale lavorare.

Terza priorità: pensare fuori dagli schemi: vanno presi in considerazione anche candidati solitamente “scartati”. Per esempio, chi lavora nel campo della matematica molto spesso è anche portato per il riconoscimento dei pattern. Ancora, serve rafforzare la retention: in un mercato del lavoro altamente competitivo, le aziende devono prestare attenzione all’engagement dei dipendenti per assicurarsi che il divario non aumenti.

Cybersecurity, è allarme gap digitale: aziende “affamate” di esperti