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Foto e filmati rubati a donne in intimità senza il loro permesso vengono pubblicati su chat private dai loro ex per vendetta ( revenge porn ). Migliaia di donne in pericolo in pasto alla violenza di gruppo!

Foto e filmati rubati a donne in intimità senza il loro permesso vengono pubblicati su chat private dai loro ex per vendetta ( revenge porn ). Migliaia di donne in pericolo in pasto alla violenza di gruppo!
Scritto da gestore

“Uscite le minorenni”
Il viaggio di Wired nelle chat segrete di Telegram. Dove migliaia di uomini si scambiano foto, video e dati personali di donne senza il permesso. Dandole in pasto alla violenza di gruppo
Lo scambio di una foto di una minorenne su Telegram (fonte: Insieme in rete)
“Raga uscite le minorenniii”, strilla Francesco. Come se ci fosse bisogno di convincerli, i “raga”, a scambiarsi foto e video di adolescenti in chat segrete su Telegram, dove danno sfogo alle fantasie più violente. “È tutto quello che ho”, dice Riccardo, esibendo la foto di un’adolescente con il solo intimo addosso. “È ancora minorenne, sta ora in secondo (sic) liceo”, scrive. “Quanto è porca”, commenta Raffaele davanti a un video: “Ha 16 anni tipo, giusto?”. “W le minorenni maiale”, incita Torel. Un altro digita: “Mi fa salire il pedofilo”. Maurice, l’amministratore della chat, pubblica uno scatto della ex: “È 2000, ma le foto risalgono a 3-4 anni fa, quando ne aveva 13-14. Mo mi arrestano”. Ma poi si corregge: “Per questo ho usato anonymize bot. Non si sa mai”.

Esaltazione della violenza sulla chat di Telegram Canile 2.0 (fonte: Insieme in rete)
La chat che gestisce su Telegram si chiama Canile 2.0: 2.300 iscritti, attiva dal 2016. È crittografata e si entra solo su invito, perché nulla deve trapelare all’esterno.

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Immagini di minori si mescolano a filmati rubati a donne in intimità senza il loro permesso, screenshot di profili social, scatti di ragazze immortalate sui mezzi pubblici, in un negozio, per strada senza che se accorgano. Si trovano numeri di telefono di ex che gli utenti vogliono “punire”, richieste di strappare a qualche amica foto osé che non concede ai conoscenti. Si discetta di droga dello stupro. Si cercano video di violenze sessuali.

Danonymous, un utente che si presenta dietro la maschera di Guy Fawkes, traccia il “manifesto” di Canile 2.

0: “Telegram esiste apposta per fare tutto quello che è illegale e perverso, per dare libertà a tutti i nostri istinti più porcellini.. tutto quello che altrove viene censurato qui si fa!”. “Le femmine sono soltanto carne da fottere e stuprare, da sbattere in rete punto e basta”, attacca. L’amministratore del gruppo gli dà manforte: “Stupriamole tutte ste troie!”.

La ricerca di un video dopo un fatto di cronaca (fonte: Insieme in rete)
Reati in serie
Celati dalla crittografia, nascosti dietro pseudonimi o esibendo in totale impunità nomi e foto profilo rintracciabili su altri social network, i 2.300 uomini iscritti perpetrano alle ignare vittime lo stupro virtuale. Che non è tanto una questione di morale, quanto di legge. Perché i rituali in chat configurano una serie di reati, anche se contro il revenge porn manca una legge specifica in Italia. Secondo una ricerca dell’ong Amnesty international e di Ipsos, in Italia una donna su cinque ha subito molestie o minacce online.

La sola pubblicazione di una foto online senza consenso è un illecito. Ma quando l’atto provoca anche un danno, come nel caso dei nudi, l’articolo 167 del codice della privacy prevede la reclusione fino a tre anni. In caso di diffamazione si rischia il carcere (da sei mesi a 3 anni) e una multa di almeno 516 euro.

Se l’immagine è di un minore, come in molti casi sulle chat di Telegram, può scattare l’accusa di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. Reato punito con la reclusione da uno a cinque anni e una multa da 2.582 a 51.645 euro. I casi di stupri virtuali di minori online scoperti dalla polizia postale sono raddoppiati tra il 2016 e il 2018: da 104 casi a 202 l’anno. Nelle chat emergono anche forme di stalking. Persecuzioni inflitte alle ex con l’aiuto di utenti complici, che possono costare da 6 mesi a 5 anni di reclusione.

Lo scambio del numero di una ex da perseguitare (fonte: Insieme in rete)
I branchi su Telegram
Wired ha ricevuto numerosi screenshot del materiale che si scambia in questo mondo sommerso, dopo che l’attivista digitale Silvia Semenzin, dell’associazione Insieme in rete, e Valerio Mazzoni, esperto nel monitoraggio di attività segrete online (indaga su chat di jihadisti) a gennaio, per due settimane, hanno navigato nelle chat di revenge porn su Telegram. Partendo dal sito phica.net, dove erano state diffuse centinaia di foto di ragazze sarde senza consenso, attraverso un forum, i due attivisti hanno ottenuto il link per collegarsi a Canile 2.0, dove sono stati ammessi senza nessuna domanda. E senza nessun interrogativo sul loro silenzio: in chat ci sono gli stupratori, ma anche centinaia di vouyeur.

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Canile 2.0 è una delle chat porno più frequentate di Telegram in lingua italiana, insieme a La casa del falegname e I malatoni, dove circolano foto e dati personali di donne inconsapevoli. “Oggi a 13 anni sono talmente fregne che gli regalerei la macchina per farmici una pigiatina”, scrive Mariolino, foto in giacca e cravatta.

Gruppi di revenge porn su Telegram (fonte: Insieme in rete)
Il numero di telefono alla mercé di tutti
Un iscritto anonimo (forse perché, dopo qualche mese di inattività, la app lo ha disconnesso) condivide un selfie della ex. “Che vendetta dare il suo numero a 1000 lupi”, lo solletica Mirko. E il numero, alla fine, spunta. Insieme alla città in cui abita: Gaeta. “Quella stronza deve pagare il torto che mi ha fatto”, scrive l’utente agli altri: “In cambio mando foto di un altra (sic) ragazza a chi mi manda la sue (sic) foto”. Qualcuno risponde all’appello. “Ho un amico a Gaeta”, risponde Mirko: “Ora gli faccio vedere le foto se la conosce”. Un altro passa all’azione e le scrive su Whatsapp: “Vuole sapere chi mi ha dato il numero”. “Digli… una persona con cui ti sei comportata da troia”, replica l’altro.

Poco dopo arriva lo screenshot della conversazione su Whatsapp con la ragazza. “Senti io sto andando a fare la denuncia perché il mio numero sta girando un po’”, scrive lei, a dimostrazione che quella non è la prima volta in cui il suo numero viene diffuso. “Rega mi sa che abbiamo esagerato”, commenta. Ma un altro utente – foto in grisaglia – lo rassicura: “Ma vah…”.

Il gruppo si sente al riparo dentro Telegram. Se la app cancella la chat, gli utenti hanno un piano b: Canile 2.1 backup. “Esistono canali di backup in chiaro, di tipo broadcast, dove il solo amministratore può caricare contenuti, ma che serve a dare agli iscritti della chat chiuse il link della nuova”, spiega Mazzoni. E così la violenza si perpetua. “Con shitstorming o doxxing ai danni delle ragazze”, aggiunge Semenzin. Ossia con insulti di massa o la diffusione online di informazioni private.

Foto rubate da profili Instagram (fonte: Insieme in rete)
Vittime inconsapevoli
La caccia sui social network è continua. Nei canali degli stupri può finire chiunque, purché abbia una foto che solletica le fantasie. “Chi è sta bau bau?”, chiede Mariolino, commentando lo screenshot del profilo di una ragazza di Napoli in bikini. “Una a caso su fb (Facebook, ndr)”, gli risponde didgeridoo. Matteo chiede lumi di un profilo Instagram: “Non so se sia famosa o meno… “femminista” di Instagram, secondo me esiste qualcosa di suo nudo da qualche parte”. Tony 31 ottiene una foto di nudo e la condivide. Con tanto di nome della ragazza su Instagram. Nevets suggerisce di spiare le Stories di un’altra: “Sicuro qualcuno avrà il suo materiale”. “Aggiungila dille che sei carabiniere”, consiglia SalaTu No Dessert.

Quest’ultimo è un utente prodigo di suggerimenti. Riferendosi a un nudo pubblicato in vari canali di Telegram dice: “Comunque se la spammi in tutti i gruppi e la aggiungono in 50 si spaventa e non accetta più nessuno. Queste cose si fanno con molta attenzione senò sfanculi tutto”.

Gli utenti cercano di sfruttare la fiducia o l’inconsapevolezza delle vittime per alimentare la chat materiale facile: foto di amiche, parenti, vecchie compagne di studi. Nascono anche chat apposite, come Le Cagnette, che invita a spedire “le foto hot delle tue amiche”.

La ricerca di immagini di stupro (fonte: Insieme in rete)
Esaltazione dello stupro
Su Telegram di gruppi ne spuntano come funghi. Da quelli che esaltano il revenge porn a quelli che cercano materiale sulle ragazze della zona. “Roba di tipe di Bologna e provincia?”, chiede un utente. E un altro gli fa eco: “Materiale di ragazze di Gorizia o Friuli?”. Dalle collezioni di ex, come quello intitolato Foto ex/attuali ragazze alle chat di scatti rubati. Fino ai canali che prendono di mira una singola donna, con tanto di nome e profluvio di foto. “Basterebbe mandare la foto coi nomi di quelle che sono uscite e girate nelle varie citta (sic)”, suggerisce Luigi, “raccoglierle con i nomi”. In un altro gruppo l’utente promette: “Posterò nick, numeri e profili di ragazze vogliose”.

Il tentativo di estorcere foto a una conoscente (fonte: Insieme in rete)
La violenza è un tema ricorrente. PerixEngine chiede agli altri se hanno notato “quanto è facile reperire del ghb da usare come droga dello stupro? Se fossi femmina avrei paura di bere dai bicchieri”. E aggiunge: “Te lo tirano dietro, 200 euro e ti danno i litri, poche gocce ti bastano per fare quel che devi fa”.

Un altro utente, Dario, cerca “video magari di qualche stupro. O roba del genere”. Quando Repubblica, il 14 settembre 2016, condivide la notizia della violenza sessuale ai danni di una 17enne in discoteca a Rimini, filmato e diffuso su Whatsapp dalle amiche, la chat si scatena. “A quando sui nostri canali questo video?”, domanda il solito Mariolino. “Lol. Nessuna pietà”, gli risponde N.

Insulti a Tiziana Cantone (fonte: Insieme in rete)
In queste stanze viene ancora condiviso il video che ha portato al suicidioTiziana Cantone, dopo che nel 2015 il filmato intimo con l’ex fidanzato è dilagato nel web. Neppure la notizia della morte della ragazza napoletana frena gli utenti. “Stasera una sborrata in onore di tiziana (sic) e il minimo(sic)”, è il commento squallido di un utente. Altri cercano il video di Carolina Picchio, 14enne che si è suicidata dopo che il filmato delle molestie che le avevano inflitto cinque ragazzi è finito su internet.

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